Clery Celeste
Rune e miti
Poesia e Profezia
Clery Celeste
Rune e miti
Poesia e Profezia
Clery Celeste
Rune e miti
Poesia e Profezia
SALVARE IL NECESSARIO
Pietre Vive editore, ottobre 2023
Salvare il necessario di Clery Celeste fissa una nuova tappa nel percorso di crescita umana e artistica di una delle voci più forti del nostro panorama poetico. Suddivisa in quattro movimenti, l’opera traccia un lungo itinerario che comincia prima ancora del lockdown, anticipandone – specie nella sezione d’apertura – le atmosfere, il senso di claustrofobia, lo straniamento che crea un rapporto a tratti disturbante con la casa. Per poi affondare il coltello nel rapporto con l’altro, in una dimensione metamorfica che riduce i due esseri a una nudità ferina, primordiale, a una intimità alienata e ansiogena capace di smascherare l’ambiguità della famiglia come mito e trappola, simulacro e ultima difesa. Soltanto superando l’illusione è possibile maturare una nuova consapevolezza della propria libertà che, per quanto dolorosa, lascia liberi di respirare e di disporsi, nel controcanto finale, alla pietà.
LA TRACCIA DELLE VENE
Lietocolle - PordenoneLegge, 2014
Quale oroscopo lasciamo scritto quando ce ne andiamo dall'ambulatorio e la grafia della nostra vita resta incisa disegno, traccia, ombra diun corpo, delle sue paure e dei suoi sogni, sui referti diagnostici? Quale diario del tempo registra il foglio traslucido, la foto non del corpo, ma degli organi, dove il corpo è quel dentro, quell'organismo siamo noi, ma dove?
Clery Celeste è radiologa, e nella sua poesia si ripete la scena dell'interpretazione di quel disegno di ombre che è sempre la nostra presenza a noi stessi. La traccia delle vene è un titolo che mostra quanto l'evidenza della vita che noi crediamo di saper leggere sia scritta in una relazione non dominabile, dove tra l'io è il corpo si apre una dimensione tanto più oggettiva quanto più inafferrabile. Con voce ferma, pacata, incisiva, Clery Celeste ci porta dove davvero è comune la vita, in tutti i sensi della parola, dove siamo più simili, dove possediamo le stesse cose. Ci porta dentro la pietà senza mai essere pietosa. Ci porta dentro l'affetto senza mai essere affettata. Cosi, per noi che trasformiamo in simbolo la nostra stessa carne, il dolore prende corpo, e il lutto è un'amputazione, e solo col tempo Torna poi a crescere la separata/ distanza del corpo, l'arto lo sento/ con i prolungamenti delle vene/ che puntano dritto alla superficie.